Efficienza Didattica
Sesta tappa: test sull'amore |
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Propongo come test una psicofavola tratta da "Giochi della Personalità". Dovete leggere la favola, che è un po' lunga, ma piacevole. Alla fine dovete rispondere alle domande. L'interpretazione sarà data prossimamente.
La ragazza Gambamatta
Molto tempo fa viveva in un villaggio una bella ragazza di nome Dionea, che aveva un'abilità eccezionale nel modellare la creta. In una casetta proprio al centro del paese viveva sola con il padre Mirtillo perché la madre era morta nel darla alla luce. Mirtillo, da quando Dionea si era messa a lavorare la creta, si era scoperto doti di mago e adesso i due vivevano facendo del bene a tutti gli abitanti del villaggio e anche a quelli delle contrade vicine. Arrivavano da tutte le parti e qualcuno diceva a Dionea: - Me lo faresti un bel gatto soriano? - A che ti serve? - chiedeva la fanciulla. - In cantina ho troppi topi. Vorrei che me li spaventasse un po' e me li mandasse via. Allora Dionea, con le sue abili dita in quattro e quattr'otto modellava un bel gattone soriano di creta, poi lo portava a babbo Mirtillo, che con una formuletta magica gli dava vita. Altre volte arrivava un contadino e diceva a Dionea: - Me le faresti un po' di api? - A che ti servono? - Vorrei fare un nuovo alveare per dare del buon miele ai miei bambini. In un quarto d'ora le api erano pronte e Mirtillo poi pensava a renderle vive. Dionea e Mirtillo insomma accontentavano tutti quelli che si rivolgevano a loro per avere qualche animale, purché si trattasse di uno scopo giusto. C'era chi voleva un mulo per andare a lavorare, chi voleva un paio di mucche per il latte e anche soltanto un cane dagli occhi dolci per un po' di compagnia. Dalla casa di Dionea e Mirtillo andavano cosi in giro per il villaggio e per le contrade vicine tanti animali utili e graziosi, in grado di svolgere nel modo migliore il compito che la natura aveva inventato per loro. Certo se qualcuno chiedeva un cavallo solo per montarci sopra e andare a fare qualche prepotenza, Dionea e Mirtillo si rifiutavano. E non davano retta nemmeno se qualcuno voleva qualche pecora in più del vicino, magari soltanto per fargli dispetto. Mirtillo era un mago buono e Dionea, la sua figliola, aveva delle mani d'oro. E tutti lì intorno volevano loro un gran bene. Un giorno si presentò a Dionea una vecchietta che nessuno aveva mai visto da quelle parti e disse: - Bella ragazza, me la faresti una bestiola con cento occhi e cento zampe? - A che ti serve? - Vedi, io abito in una casa molto grande, anche se modesta; per questo serve un animale da guardia che possa vedere in ogni stanza e possa chiudermi porte e finestre, quando il vento le spalanca. Dionea si mise subito al lavoro, anche perché la stuzzicava l'idea di fare un animale mai visto. E in pochi minuti fu pronta una bestia strana con cento occhi e cento zampe, che non era per niente bella a vedersi. Poi la ragazza chiamò babbo Mirtillo, perché desse vita a quello strano essere inventato lì per lì. Mirtillo, nel vedere quell'animale insolito che riempiva quasi tutta la stanza, rimase un po' interdetto se dargli o meno la vita, ma la vecchia insisté anche con lui: - Sono vecchia e malandata. Mi diventa ogni giorno più difficile sorvegliare tante stanze. E poi passano anche quindici giorni prima che ce la faccia a salire in solaio. E chi sorveglia il mio grano e le mie noci? Anche Mirtillo si lasciò convincere e con la solita formuletta magica dette vita a quell'animale, ma se ne pentì, perché quella bestiaccia corse subito fuori di casa, abbattendo la porta, mentre la vecchia gli corse dietro sghignazzando. Da quel giorno il villaggio visse momenti d'incubo. La bestiaccia mangiava tutti i raccolti e rubava tutti gli animali domestici, mentre la vecchia ingrassava e se la rideva. Dionea e Mirtillo furono costretti a prendere una decisione, anche se contrastava con tutti i loro principi. Cosi la ragazza modellò dieci lupi feroci e Mirtillo li fece vivere, aizzandoli poi contro la bestiaccia. La lotta fu lunga e arrossò di sangue un po' tutto il villaggio, ma alla fine i lupi ebbero la meglio e la bestiaccia fu ridotta in cento pezzi. I lupi, poi, per ordine di Mirtillo, si ritirarono nei boschi a vivere l'esistenza selvaggia prevista per loro dalla natura. Nel mondo, si sa, ci vogliono le persone civili, ma anche qualche selvatico non ci sta male. Nel vedere a brandelli la sua bestiaccia, la vecchia si arrabbiò moltissimo e corse subito verso la casa di Dionea. Come scorse la ragazza, protese le mani verso di lei e grido: "Gambe senza freno e senza pietà, fatela andare di qua e di là" Subito le gambe di Dionea presero ad andare per conto loro, senza che la ragazza potesse opporsi a quei movimenti scomposti. Provò a gridare: - Gambe mie, fermatevi! Ma quelle si misero a spiccare salti e a correre fuori di casa. Dionea gridò ancora: - Gambe mie, riportatemi a casa! Ma quelle fecero esattamente il contrario e a balzelloni avviarono la povera ragazza verso lo stradone che portava fuori dal villaggio. Dionea si vide perduta e a gran voce chiese aiuto a babbo Mirtillo: - Aiutami, babbo. Sono stregata. Ma Mirtillo, per toglierle quella brutta magia, aveva bisogno almeno di toccarla e invece non riusciva a raggiungerla, perché le sue gambe erano quelle di un vecchio, mentre quelle di Dionea erano agili come quelle di un grosso grillo. - Fermati, Dionea. Fatti toccare - gridava Mirtillo, trascinando penosamente le gambe nello stradone polveroso dietro a Dionea, ma la ragazza lo sentiva sempre più lontano, sempre più lontano, finché non lo senti più. Ormai le sue gambe l'avevano portata lontano dal villaggio e continuavano a camminare freneticamente per conto loro, senza che la ragazza potesse dar loro degli ordini. Fu così che Dionea, in poco tempo, si trovò lontana da casa in paesi sconosciuti, sempre camminando a casaccio, sempre saltando capricciosamente, sempre correndo come le imponevano le gambe stregate. Se ordinava loro qualcosa, facevano esattamente il contrario e per rimanere immobile la povera ragazza doveva sdraiarsi per terra e stringersi forte le gambe fra le braccia. Siccome Dionea era una ragazza saggia e calma, non perse la testa e cercò anzi di adattarsi a quella strana vita impostale dalle gambe stregate. Dovunque andava, modellava con la creta degli animali graziosi e poi li vendeva, anche se restavano inanimati, perché non c'era li babbo Mirtillo a dar loro vita con la sua arte magica. Cosi poteva comperarsi quel poco che le serviva per sfamarsi e dormiva dove capitava, soprattutto nei fienili o nelle stalle. Tutti quelli che la vedevano e la conoscevano anche per poco ormai la chiamavano Gambamatta e ogni giorno che passava lei si sentiva sempre più avvilita, perché non riusciva a togliersi dal cuore la nostalgia del buon padre e della sua casa. Un giorno, durante questo suo penoso peregrinare per i luoghi dove la portavano le sue gambe stregate, Dionea incontrò un bel giovanotto, che appariva triste e sconsolato come lei. Era infatti sdraiato per terra e non riusciva a risollevarsi, per quanti sforzi facesse. Era un artista di circo ed era rimasto separato dai compagni, che viaggiavano con il loro carrozzone di villaggio in villaggio. Il giovane stava andando dietro al carrozzone su un mulo, ma la bestia improvvisamente aveva dato uno scarto, perché aveva scorto per terra un grillino e lui si era ritrovato per terra con le gambe paralizzate. Il mulo schizzinoso era scappato via e anche il carrozzone del circo si era allontanato, perché i suoi compagni non avevano sentito le sue invocazioni di aiuto. Adesso il giovane era lì per terra, impossibilitato a muoversi per colpa delle sue gambe paralizzale, e si sentiva crescere dentro la più cupa disperazione. - Beata te -fece, quando vide che le gambe di Dionea erano tutte arzille e saltellanti. - Beata un corno - ribatté Dionea. - Le mie gambe sono stregate e mi portano dove vogliono. Non riesco più a comandarle. - Chi ha troppo e chi troppo poco - concluse il giovanotto grattandosi la testa. - La vita è proprio strana. - Bisognerebbe scambiarci le gambe - rifletté Dionea a voce alta e intanto le stava venendo in mente una certa idea. Fu cosi che aiutò il giovane a tirarsi su a sedere, lo appoggiò a un tronco d'albero, poi a sua volta si sdraiò sull'erba vicino a lui e si prese le gambe fra le braccia per tenerle un po' ferme. - Mi riposerò un poco anch'io - concluse e fece un bel sorriso al giovane, che a sua volta la fissò intensamente come se la vedesse per la prima volta. - Io mi chiamo Malvo - disse. - E tu? - Io Dionea - rispose lei e fra i due iniziò subito una bella conversazione spigliata come è solito avvenire fra giovani. È fra vecchi che è più difficile fare amicizia. Poi Dionea tiro fuori del pane e del formaggio, che si era comperati vendendo un paio dei suoi animaletti di creta, e divise il cibo con Malvo, che la ringraziò calorosamente. Alla fine del modesto pasto, Dionea chiese a Malvo: - Dove vorresti andare tu? - A ritrovare i miei compagni di circo. - E da che parte sono andati? - A nord. Dionea pensò che la sua casa si trovava a sud e ricordò che le gambe la portavano esattamente nel punto opposto dove qualcuno chiedeva loro di andare. - E se io ti prendessi sulle mie spalle? - fece la ragazza con un sorriso. - Ce la faresti a portarmi? - chiese Malvo spalancando gli occhi per la speranza. - Certo. Le mie gambe stregate sono cosi forti che possono reggere una pila intera di persone. - Allora andiamo, Dionea. Te ne sarò grato per tutta la vita. Senza indugio Dionea si caricò sulle spalle Malvo, che tutto contento gridò: - A nord, Dionea. - A nord - ripeté la ragazza, ma le gambe cominciarono a correre e a saltare a grandi balzi verso sud. - A nord, a nord - protesto Malvo. - Così ci stiamo allontanando dai miei compagni. - Non posso farci niente - rispose Dionea, che però cominciava proprio a divertirsi, perché le cose andavano proprio come voleva lei. - Comunque continua a indicare dove vuoi andare - proseguì la ragazza. - Non si sa mai. E Malvo ce la metteva tutta a gridare a più non posso: - A nord, maledette gambe. A nord. Dionea sapeva benissimo che le gambe eseguivano esattamente il contrario di quanto gli si diceva, però questo faceva parte del suo piano. Lei infatti abitava a sud e continuando di questo passo, a furia di correre, le sue gambe stregate prima o poi l'avrebbero riportata a casa. Così avvenne infatti e Mirtillo, all'imbrunire, vide avanzare a grandi salti verso casa sua una ragazza che teneva sulle spalle un giovanotto. E questo con voce sempre più roca continuava a gridare: - A nord, maledette. A nord. Quando la strana coppia fu più vicina, anche gli occhi stanchi di Mirtillo videro che la ragazza era proprio la sua Dionea. Allora le corse incontro più svelto che poté, riuscì a toccarla e a gridare una formula magica di contro-scongiuro. Le gambe persero immediatamente ogni stregoneria e tornarono docili e obbedienti al volere di Dionea, che fece scendere Malvo dalle sue spalle, lo appoggiò a un tronco d'albero e finalmente poté riabbracciare il buon padre Mirtillo, che per darsi un contegno stava piangendo con le lacrime e con il mento. Più tardi fu spiegato tutto a Malvo, anche il tranello inventato lì per lì da Dionea per tornare a casa, e lui, da quel bravo ragazzo che era, disse: - Non fa niente. Sono contento per te, Dionea. Ed era proprio sincero. La ragazza allora si volse verso il padre e con un sorriso gli chiese se poteva trovare una formula magica in grado di guarire anche le gambe di Malvo. Mirtillo ci pensò su tutta la notte, anche perché non poteva dormire per l'emozione di avere ritrovato sua figlia, e al mattino presto, quando la nebbia la faceva ancora da padrona, andò nel bosco, staccò un ramo d'abete e, tornato a casa, con quello percosse più volte le gambe di Malvo, pronunciando una formula magica speciale. Di colpo il giovane avvertì che la forza rifluiva nei suoi muscoli e con un salto scese dal letto tutto contento. Fu immensa la sua gioia di ritrovare l'uso delle gambe e ringraziò a lungo Mirtillo e Dionea, che lo vollero ospite ancora per qualche giorno. Poi purtroppo anche questi giorni finirono, come succede in fretta per tutte le cose che ci stanno più a cuore, e arrivò il momento della partenza. Prima di allontanarsi Malvo tentò più volte di dire a Dionea qualcosa di molto importante, ma ogni volta gli mancò il fiato necessario e l'ugola fece qualche capriccio. Anche Dionea avrebbe voluto dire tante cose, ma non ne disse nessuna perché, quando si hanno troppe cose da dire, non si sa mai da quale cominciare. Cosi Malvo parti e tornò dai suoi compagni a lavorare nel circo. Dionea tornò a modellare i suoi graziosi animaletti e Mirtillo continuò a dar loro vita per la soddisfazione di tutti i compaesani. Ma la felicità non era più quella di una volta per nessuno dei tre. Malvo non si divertiva più a lavorare nel circo, anzi spesso sentiva come una forza misteriosa che l'obbligava a tirar fuori dal petto dei lunghi sospiri. Anche Dionea si distraeva spesso dal lavoro e guardava fisso lontano fuori dalla finestra qualcosa che vedeva solo lei, finché un giorno Mirtillo gli si piantò davanti e gli disse: - Figlia mia, fammi un po' di colombe bianche. - Colombe bianche? E cosa te ne fai, babbo? - Voglio che volino lontano a portare un messaggio molto importante. Dionea abbassò gli occhi perché si sentiva turbata senza sapere perché e in poco tempo fece le più belle colombe bianche che fossero uscite dalle sue mani. Mirtillo recitò la sua formula magica e le colombe si animarono e presero ad agitare le ali come se avessero voglia di volare lontano. Mirtillo allora spalancò la finestra e quelle volarono via tutte insieme dirigendosi verso nord, leggere come tanti sogni. Malvo se le vide arrivare vicine tutte insieme, poi si trovò circondato dai loro voli, che sembravano invitarlo a qualcosa. Lui capì e senza nemmeno salutare i suoi compagni corse verso sud, preceduto dalle colombe che gli indicavano la strada. Quando finalmente si rividero, Dionea e Malvo capirono senza parole di volersi bene, mentre Mirtillo si sentì molto soddisfatto di avere preso l'iniziativa. Si dice che da allora i due giovani siano vissuti sempre insieme e pare che siano stati anche felici e contenti. Ma dei finali delle fiabe non c'è mai da fidarsi troppo.
Rispondete alle domande che riguardano la psicofavola che avete appena letto, segnando le scelte SI, NO o NON SO. 1) Per fare qualcosa di artistico, come fa Dionea modellando i suoi animali, è superfluo l'amore? SI NO NON SO 2) Fanno male Dionea e Mirtillo a fidarsi della vecchietta? SI NO NON SO 3) E vero, secondo voi, che nel mondo anche qualche selvatico non ci sta male? SI NO NON SO 4) Per vivere meglio da sola, Dionea Gambamatta avrebbe dovuto togliersi dal cuore la nostalgia del padre e della casa? SI NO NONSO 5 ) E vero che fra vecchi è più difficile l'amicizia? SI NO NONSO 6) Trovandovi nei panni di Dionea e di Malvo separati, vi sareste limitati ad essere tristi? SI NO NON SO 7) Nei panni di Malvo, che viene richiamato dalle colombe di Dionea, avreste salutato i compagni del circo prima di partire? SI NO NONSO 8) Trovate ridicolo quel "vissero sempre felici e contenti" alla fine di molte favole? SI NO NONSO
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