Efficienza Didattica
5° Il ragazzo dopo gli 11 anni |
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Capitolo quinto Il ragazzo dopo gli undici anni Le regole cambiano A undici, dodici anni prende il via un nuovo modo di pensare. Il ragazzo ha approfondito la conoscenza della natura e dei fenomeni della vita quotidiana, comprendendo come tutto sia formato da diversi elementi, legati tra loro da rapporti di causalità, di spazialità o di temporalità, cioè da regole interne ben precise. Ha osservato un temporale e ne ha individuato gli elementi caratterizzanti: le nuvole, il vento, la pioggia, i lampi, il tuono. Tra questi elementi hai osservato dei rapporti, scoprendo che il vapore acqueo, portato in alto dal vento, si raffredda e si condensa formando le nuvole. Gli hanno spiegato che le nuvole, in quanto massa, hanno carica elettrica, come la terra. Ha constatato che le cariche elettriche opposte accendono la luce e ha individuato l’origine del fulmine nella forte scarica elettrica tra terra e nuvole; infine ha verificato che il tuono viene percepito in ritardo perché luce e suono hanno velocità diverse. Attraverso osservazioni personali e spiegazioni fornite dalla scienza, ha colto i collegamenti causali e temporali e ha scoperto le regole che danno senso a ogni fenomeno. Ha osservato che ogni gioco ha regole fisse e, attraverso di esse, emergono le qualità sportive di ciascuno rispetto agli altri. A scuola, come in ogni altro incontro tra coetanei, si pretende il rispetto di norme, perché la confusione o la prepotenza di qualcuno non danneggi il gruppo. La regola vale sopra tutto e ognuno deve seguirla. Quando il ragazzo disobbedisce, riconosce l’errore commesso e non gli viene il dubbio che la regola non sia giusta.D’altra parte è proprio per questo modo di vedere la realtà che, verso i dieci anni, il ragazzo passa un periodo di serenità ed equilibrio.A dodici anni termina lo stato di tranquillità ed inizia un nuovo modo di pensare, una maturazione che lo avvia verso l’autonomia, la capacità di ragionare con la sua testa. Ci vogliono anni per maturare questo passaggio ed è importante capire come avviene.Inizia mettendo in dubbio ciò che ha finora acquisito: scopre che ogni cosa varia a seconda delle situazioni in cui si trova e degli elementi che interagiscono. Le regole non sono più fisse, ma variano a seconda delle situazioni.L’esperienza quotidiana glielo fa capire molto bene: l’amico è la persona con cui egli passa molti momenti di gioco, di cui si può fidare. Ora comincia a confidargli anche i suoi segreti, le sue emozioni, il suo mondo interiore, ma non accetta che egli confidi ad altri ciò che gli hai svelato. Se ciò avviene lo esclude come amico e si chiede il perché può averlo tradito e specialmente se ci può essere un vero amico. Nel tempo sperimenta che ogni persona ha un suo carattere, ha un suo modo di vedere l’amicizia, che l’amico che lo aveva tradito, forse, non pensava che fosse così importante ciò che ha rivelato agli altri. Si accorge che con alcuni può instaurare un tipo di amicizia e con altri un altro tipo e che sta a lui cogliere a chi può confidare i segreti, senza esserne tradito. Questa capacità di comprendere come un rapporto di amicizia dipenda dalle situazioni e dalle persone è fondamentale per guidarlo nella scelta delle azioni e delle decisioni. Il ragionamento Il concetto di agricoltura non è visto solo nel rapporto con il contadino e i suoi prodotti, ma assume implicazioni ben diverse a seconda del luogo in cui viene praticata, se il terreno è arido o fertile, se vengono usati strumenti manuali o meccanizzatiIl legame di un elemento con altri apre una catena di influenze che sono soggette al rapporto di causalità come quelli che già conosceva; nella complessità dei rapporti, però, gli effetti possono variare continuamente: le regole non sono rigide, ma si adattano alle situazioni, pur conservando la caratteristica di regole.
Il suolo può essere fertile, ma l’uso di strumenti primitivi o la mancanza di fertilizzanti può causare una produzione minore di quella fornita da un terreno più arido, ma coltivato con metodi idonei.
In questa più complessa, ma anche più precisa, visione della realtà ogni persona si forma una sua idea, cioè una sua opinione personale. Nasce il ragionamento, cioè la capacità di osservare le differenze nelle diverse situazioni, di organizzare i dati secondo delle ipotesi e di formulare un giudizio. Il nuovo modo di pensare implica tre passaggi: 1) La dissociazione: la visione del mondo maturata con la scoperta delle regole fisse si sfalda e la complessità delle situazioni costringe alla ricerca di nuove regole che variano a seconda delle situazioni. 2) La formulazione delle ipotesi: le conoscenze e le esperienze permettono al pensiero di mettere in rapporto, in vari modi, gli elementi presenti in una data situazione osservandone i risultati. Si può, così, prevedere ciò che avverrà nell’attuazione nella realtà. 3) L’intenzionalità: una volta individuate nella mente la varie soluzioni, si passa all’attuazione della più idonea, verificandone la validità. La dissociazione Il periodo di tranquillità fisica ed affettiva concesso dalla natura affinché il ragazzo riesca a porre ordine al suo mondo intellettivo e a comprendere le regole del comportamento sta per finire e inizia un cambiamento che lo sconvolge perché non gli è facile capire le cause e tanto meno le conseguenze di ciò che sta per avvenire e lo costringe a riorganizzare il suo mondo, questa volta con una visione sua personale
Aspetto fisico Prima di tutto cambia l’aspetto fisico che, dopo anni di lento progresso, si risveglia all’improvviso e la sua crescita sembra inarrestabile. E’ una sensazione che lo fa gioire perché sente che sta diventando “grande”, ma che gli fa perdere le sicurezze acquisite in anni di confronto con i suoi coetanei. Finora la crescita sua e dei suoi amici era quasi omogenea, adesso ognuno segue percorsi personali. C’è chi a tredici anni ha già raggiunto l’altezza dei genitori, e chi rimane piccolo. Per questo il confronto con gli altri dà ansia e preoccupazione in quanto ognuno tende ad esasperare sia i propri difetti che i pregi altrui. Egli conosceva il suo valore nella forza fisica, nella velocità e nei giochi di abilità, ora deve rapportarsi con uno sviluppo di cui non conosce i risultati finali: tra i suoi compagni c’è chi lo sovrasta e chi lo guarda dal basso, chi è più grasso e chi è più snello, chi ha la pelle liscia e chi è torturato dall’acne.
Gli adulti lo rassicurano sul fatto che ognuno cresce a suo modo e non deve quindi preoccuparsi, ma egli si domanda ugualmente quale sarà il risultato della sua crescita. Ha capito che non c’è una regola fissa e che i fattori che regolano lo sviluppo fisico non sono noti: l’incertezza che ne deriva non è una sensazione piacevole e così tende a osservare ogni mutamento del suo corpo con preoccupazione. Si accorge di avere dei movimenti più goffi e di essere impreciso in alcune attività; avverte la fatica e la stanchezza che gli provocano talune attività: comincia a guardarsi bene dentro all’animo per comprendere ciò che avviene ed è uno sguardo determinante e illuminante sulla costruzione di un mondo personale, tutto suo. L’amicizia
Il rapporto con gli amici cambia: ora si rivolge ad essi non più solo per giocare, ma anche per dialogare, per comunicare interessi, timori e paure, e mettere a confronto le prime sensazioni affettive. La confidenza è segno d’affetto e ogni ragazzo comincia a questa età ad avere l’amico del cuore. La nascita di un mondo affettivo è la conseguenza dell’attuale cambiamento, in cui si diventa il centro di ogni considerazione.
L’amico viene ora individuato sulla base del carattere e del comportamento: se è gentile e affettuoso, oppure freddo, se è sportivo, se gli piacciono i Pokemon, se è partecipe delle sue passioni ed entusiasmi.
La sessualità Inizia a svilupparsi la sessualità. Dapprima sono le curiosità verso l’altro sesso, il piacere di sentirne parlare, la fraseologia osé, ma iniziano anche le prime esplosioni di gioia improvvisa per una musica particolare, per una visione suggestiva della natura. Avverte in se stesso una sensibilità nuova e diversa rispetto al passato, non più fondata sulla scoperta di qualcosa di tangibile o di esprimibile, ma su un nuovo modo di avvertire sensazioni e ambienti.
Di fronte a un messaggio, una lettera, una musica, un fiore, di fronte al sorriso di uno/a compagno/a di classe, si sente felice. Non sempre riesce a individuarne il perché. Talvolta è triste e desidera la solitudine, perché sembra che tutto gli sia ostile: questi sentimenti forti lo costringono a indagare nel suo mondo segreto. Nasce in lui una pudicizia istintiva, non solo per ciò che riguarda la sessualità, ma anche per le sue emozioni: è il suo mondo e ne è geloso. Gli adulti gli dicono che tutto ciò è determinato dagli ormoni che si sono messi in moto per portare a maturazione gli organi sessuali e, con essi, il sentimento dell’amore; ma egli vive quotidianamente queste emozioni e, nel momento in cui le vive, non riesce a vedere le paure, le gioie e le passioni come elementi indispensabili per la costruzione dell’io e la formazione dell’esperienza personale, che gli consentirà in futuro di giudicare la realtà.
Il rapporto con i genitori Cambia anche il rapporto con i genitori: egli osserva che i loro atteggiamenti variano a seconda che essi siano nervosi o tranquilli; vede che i suoi amici godono di una libertà maggiore o minore; alcuni poi dispongono di più soldi per i loro interessi; le sue affermazioni vengono spesso corrette, anche quando gli appaiono giuste. A undici anni si chiede perché avvenga questo, ma, in seguito, pur accettando l’autorità dei genitori, comincia a elaborare delle considerazioni che si trasformano in giudizi. Comincia a pensare che non esistono regole fisse e che le situazioni possono essere diverse da quelle ipotizzate dagli adulti e che, di conseguenza, i loro giudizi non sono sempre esatti. Vuole farsi delle opinioni personali e sperimentare ciò che ritiene importante. Non sottovaluta l’esperienza dei suoi genitori e sa che i loro consigli sono dettati dall’amore; però gli sembra giusto seguire anche il suo modo di pensare, che può essere diverso dal loro. E’ naturale che ciò avvenga perché la sua mente scopre sempre cose nuove, le mette a confronto e tende a scegliere con immediatezza. Gli manca, nel senso che matura lentamente, la capacità di valutare la situazione nella sua interezza, per arrivare a una scelta giusta, capacità che gli verrà solo dall’esperienza. Per questo l’entusiasmo che gli concede il ragionamento, donandogli la possibilità di essere protagonista delle sue azioni, deve essere moderato dalla coscienza del limite delle sue scarse esperienze. La fiducia nei genitori e negli educatori può controbilanciare questo limite, almeno fino a quando non avrà acquisito un aumento di conoscenze tale da valutare correttamente tutti gli elementi
che influiscono sulla scelta.
Questo traguardo richiede anni ed è fondamentale perché si tratta del passaggio all’autonomia, alla possibilità di operare scelte senza averne dei danni: in altre parole, in questo consiste essere persona.
Fino agli 11/12 anni ha seguito gli insegnamenti che gli sono stati elargiti dai genitori e dagli educatori, cercando di comprenderli e attuarli. Attraverso l’esperienza quotidiana ha osservato l’importanza di possedere comportamenti rispettosi verso gli altri e di partecipare ai giochi e alle attività, accettando le regole necessarie. Ha ricevuto conoscenze sui fenomeni della natura e sui fatti umani attraverso ricerche e spiegazioni scolastiche, ha imparato a fantasticare seguendo le avventure proposte dai libri, dai film e dalla televisione. La conoscenza delle regole gli ha fatto raggiungere, oltre a una certa autonomia nei confronti degli adulti, anche un senso di serenità nei doveri quotidiani. Ora la sua mente inizia a chiedersi perché si pretendono da lui certi impegni, perché deve studiare anche le materie che non lo interessano, perché alcuni amici lo tradiscono, facendolo soffrire. Non si limita più solo a osservare e ad apprendere ciò che gli viene insegnato, ma vuole far presente il suo modo di pensare, vuole comunicare agli altri emozioni, pensieri, giudizi. Possiamo capire il cambiamento attraverso una similitudine. Finora il figlio ha viaggiato seduto vicino al guidatore e ha avuto modo di conoscere tante cose, fidandosi del conducente, ma erano del genitore le proposte, la responsabilità e la capacità di accompagnarlo nell’esplorazione del mondo e della vita. Ora vuole guidare lui, perché comincia a pretendere di essere indipendente, autonomo, capace di affrontare le difficoltà. Deve capire che questo è un impegno difficile, (perché significa l’assunzione di responsabilità), ma prezioso perché può valorizzare ciò che ha appreso e costruire il suo mondo utilizzando tutti gli aiuti che gli vengono proposti. Il dialogo con i genitori subisce un cambiamento in quanto, mentre egli tende a valorizzare le sue convinzioni, mettendo in dubbio le loro, essi, preoccupati per gli errori che potrebbe commettere, cercano di fargli cambiare idea. E’ come se, vedendolo scegliere una strada pericolosa o troppo lunga, lo costringessero a cambiare direzione. Se accetta e raggiunge la meta desiderata, sa dove dirigersi in un’altra occasione, ma gli rimane il dubbio che anche l’altra strada possa portare allo stesso traguardo. Se invece pretende di fare di testa sua e raggiunge ugualmente il traguardo, rende consapevoli i genitori della sua maturità e favorisce una maggior fiducia verso di lui, se invece fallisce il traguardo, deve ammettere l’errore e fare in modo che l’esperienza gli sia di ricchezza. Spesso il ragazzo non è in grado di comprendere se il traguardo raggiunto sia positivo o negativo, perché le conseguenze non si manifestano subito (per esempio un’amicizia negativa, o l’assunzione di una sostanza stupefacente…); è qui che sorgono le difficoltà di rapporto con gli adulti che hanno una visione più prolungata nel tempo e quindi anche più sicura.
Il confronto è su due bagagli di conoscenze e di esperienze diversi, il che richiede una mediazione.
Possiamo rappresentare il ragazzo come un deposito di sabbia che cresce alimentato dalle conoscenze e dalle esperienze dell’adulto. Se questi vi travasa il proprio mondo senza lasciare al ragazzo il tempo di adattarlo alle sue caratteristiche, la formazione della personalità risulta falsificata e avviene un rifiuto da parte del giovane. Se il genitore non riesce a essere compartecipe della crescita del figlio, questa può risultare compromessa perché altri soggetti ne approfittano per trasmettergli il loro mondo. E’ necessario che si instauri un rapporto di fiducia e di valorizzazione del mondo del ragazzo, anche se sembra in un primo momento completamente diverso da quello dell’adulto. Valorizzare significa anche intervenire in modo deciso per aiutare nei momenti di difficoltà, vuol dire anche scontrarsi per ottenere una maggiore attenzione, vuol dire anche ritirarsi in disparte per lasciare la libertà di provare e sbagliare; valorizzare non equivale mai, comunque, abbandonare, sottomettersi o sopraffare: questi atteggiamenti provengono dalla sfiducia. Possiamo anche pensare questo passaggio come la costruzione di una casa in cui il genitore ha ben chiaro in testa come vorrebbe che fosse, (“Se ci ascoltassero quanti guai eviterebbero! Perché non lo fanno? E’ nel loro interesse!!!), e gli propone pezzi prefabbricati. Come può la mano incerta del ragazzo adattare quanto gli viene proposto al muro incerto che sta costruendo? Come può il suo orgoglio (naturale e molto opportuno) accettare il continuo intervento della mano del genitore che vuole sistemare ciò che è imperfetto? Se imparare richiede tempo, giudicare richiede esperienza: nell’incertezza è preferibile che al ragazzo sia data la facoltà di sperimentare, perché alla sua età gli errori possono essere compresi e rimediati. Il ragazzo vuole fare di testa sua e per questo sospende il dialogo con il genitore e con l’adulto in genere, ma non lo esclude, anzi ne ha bisogno, perché è dal genitore e dall’adulto che riceve ogni conoscenza e ogni esperienza, solo che egli, le conoscenze che gli vengono date dagli altri, le vuole mediare attraverso il suo pensiero.
Il bisogno di comunicare Quando lo sviluppo psicofisico costringe il preadolescente a dare maggiore importanza ai problemi che alle azioni, la lettura viene ricercata, perché con essa il ragazzo entra in comunicazione con situazioni e personaggi che lo aiutano a capire se stesso. Legata a questa evoluzione è anche la produzione scritta che richiede più fatica e perciò abbisogna di una motivazione più forte. Con le modificazioni affettive e sessuali l’animo diventa un crogiolo di sensazioni e di sentimenti e la comunicazione diventa una necessità primaria. Le ragazze già in seconda media avvertono il bisogno di un diario a cui confidare le paure e gli entusiasmi, i ragazzi cominciano più tardi, ma c’è sempre una ricerca di uno sfogo con qualcosa o qualcuno che lo accetti pienamente. Gli adulti non comprendono l’esplosione del loro animo e talvolta neppure gli amici, per cui diventa una necessità rivolgersi a interlocutori immaginari, quasi un “doppio di sé” e lo specchio o la pagina di un quaderno è la strumento più adatto. L’espressione dei sentimenti, passioni e sensazioni assume finezze sconosciute prima, perché ora si riferiscono ad un vissuto. L’uso di aggettivi e di sinonimi diviene più preciso. Le parole si riempiono di sfumature deducibili sì dai fatti concreti, ma rivissute nell’animo. La terminologia sugli stati d’animo si fa sempre più astratta: egoismo, indifferenza, malvagità sono concetti complessi la cui comprensione si affina attraverso le esperienze. Le figure retoriche, come le similitudini o metafore sono utili per favorire il passaggio verso i termini relativi al mondo dei sentimenti. I contenuti che attraggono il ragazzo non sono più le descrizioni di ambienti o di grandi personaggi, quanto invece l’uomo che lotta contro le forze della natura per salvarsi e talvolta ne viene sopraffatto. Le grandi sciagure del passato mostrano l’impotenza dell’uomo e suscitano paura, ma fanno capire anche i progressi compiuti dalla scienza. L’uomo viene visto nelle sue capacità di compiere nuove scoperte e superare difficoltà impossibile: il fascino dell’onnipotenza della mente umana dà fiducia. Il mondo dei giovani travolto dalle difficoltà stimola il confronto con la vita vissuta: caratteri difficili, non compresi dai genitori, scelgono la droga, ragazzi umiliati dai compagni, complotti per fuggire di casa. Questi racconti suscitano forti emozioni, perché esprimono i sentimenti di sofferenza propri dei giovani, in quanto, con il passaggio all’adolescenza, tutto il mondo precedente, ordinato e tranquillo viene sconvolto. L’immedesimazione con i protagonisti serve come catarsi e come presa di coscienza di non essere i soli a provare il timore dell’abbandono, le sensazioni di solitudine, i sensi di colpa. Le azioni dei personaggi vengono sottoposte a giudizio. C’è, nel ragazzo, un bisogno di stabilire un rapporto tra i fatti e le intenzioni dei protagonisti. Dal racconto il ragazzo passa all’esame della sua esperienza personale e, per confronto, ha la conferma o il rifiuto di alcuni suoi comportamenti. I racconti preferiti sono quelli che presentano sentimenti accentuati: le guerre, le ingiustizie sociali, il razzismo. In esse si identificano più facilmente e partecipano alla discussione con la vivacità delle loro sensazioni. La conoscenza degli usi di popoli diversi consente di capire come vengono risolti i problemi che egli sta vivendo. La mente del ragazzo di questa età è curiosa di tutto, perché è piena di dubbi ed è aperta ad ogni conoscenza. Le poesie sono l’espressione dei sentimenti ed in questa età i giovani sono portati ad abbozzare, magari con messaggini, qualche verso per rendere esplicita la ricchezza del loro animo. La lettura di poesie dovrebbe essere un mezzo quasi quotidiano per esprimere la gioia di vivere e di compiere nuove esperienze. I sentimenti sono sperimentati in modo forte, ma confuso, per questo un ragazzo di quattordici anni non riesce ancora a cogliere il senso più vero di una poesia, ma percepisce singole sensazioni. Di una poesia del Leopardi, ad esempio, gusta i flash sull’amore, sulla natura, sulla morte, ma non la concezione della vita umana che l’autore vuole trasmettere: essa presuppone una ben diversa maturità di sentimenti. Anche l’apprendimento a memoria non va abbandonato per avere la capacità di ripetere la poesia e di sentirla propria in qualsiasi momento se ne abbia bisogno. La poesia può fare compagnia come la musica.
Formulazione delle ipotesi La rottura di un ordine costituito pretende una immediata ricostruzione, per cui il ragazzo a questa età non si ferma a dire di no ai genitori, ma cerca di trovare delle soluzioni personali. Mancando di esperienze, le scelte si fondano su stati emotivi momentanei, ma le difficoltà che incontra lo spingono a esaminare le possibilità di soluzioni diverse e da ciò nasce e si forma quel cumulo di esperienze che gli permettono di vedere in anticipo come le cose si evolveranno dopo la sua decisione. Inizia a formulare nella sua mente delle ipotesi e la scelta diventa molto più ponderata. Fino ai quattordici, quindici anni la formulazione delle ipotesi viene limitata dall’irruenza delle emozioni, dalla povertà di esperienze e dall’autorità del genitore. Sono anni, però, preziosi, perché sono proprio questi limiti che spingono il ragazzo a formarsi una capacità di riflessione prima dell’azione. Lo smarrimento dopo la fine di una cotta o un brutto voto per essersi lasciato trascinare dal desiderio di libertà gli fanno capire che le emozioni devono essere guidate, così come la delusione per essersi fidato di qualche amico che lo ha tradito o la privazione di qualcosa che lo interessa per aver sperperato i risparmi in cose futili, rendono l’esperienza una ricchezza a cui attingere in ogni momento. Anche le punizioni o i sensi di colpa per aver trascurato l’autorità dei genitori lo costringono al confronto tra il loro modo di pensare e il suo, per attingerne quando gli può essere utile. Non solo la vita quotidiana favorisce la formazione del pensiero ipotetico, ma anche gli studi che compie nella Scuola Superiore, dove le discipline forniscono tutte le conoscenze scientifiche necessarie per lo svolgimento di un futuro lavoro. Questo, infatti, pretende la capacità di risolvere i problemi nei più svariati campi dell’agire umano nel modo più adeguato alle situazioni. Si tratta, di sfruttare tutte le conoscenze fornite dalla scienza, per elaborare mentalmente tutte le soluzioni possibili, in modo da scegliere la migliore. Si capovolge la situazione “reale”e “possibile”, diventando il “possibile” il punto di riferimento stabile per il “reale”. Ogni decisione che viene presa nella vita quotidiana, viene scelta nella mente dopo un confronto con tante altre possibili. Se l’amico l’ha tradito, può cercare di capire il motivo per cui l’ha fatto, può osservare se è dipeso dal carattere impulsivo, o da un momento di tensione o da una errata interpretazione di quanto gli aveva comunicato; potrà inoltre prevedere le conseguenze di una sua reazione; queste riflessioni gli daranno la possibilità di prendere la decisione più appropriata a quella situazione. Lo studio a livello di Scuola Superiore esercita continuamente la capacità del pensiero ipotetico, abituando il giovane alle decisioni più idonee. A questo punto sarà solo l’esperienza, cioè l’attuazione concreta della scelta fatta che fungerà da verifica rispetto ad una data situazione che porterà a nuove elaborazioni più appropriate. La mente ha raggiunto le potenzialità più elevate di elaborazione mentale e deve solo arricchire il bagaglio di conoscenze e di esperienze per dare le risposte più adeguate alle situazioni. La Storia Lo studio della Storia Moderna, descrivendo l’evoluzione dell’uomo e delle sue organizzazioni, mostra la maturazione avvenuta nella mente umana. Lo sviluppo delle civiltà si è fatto via via più complesso, implicando rapporti sempre più profondi. Nello studio delle antiche civiltà il ragazzo ha osservato come il territorio influiva sullo sviluppo economico e l’organizzazione sociale privilegiava alcune categorie di persone a danno di altre e lo sviluppo culturale era limitato ad un cerchio di persone scelte. La struttura statale tendeva a conservare l’ordine costituito. Nello studio del Medioevo, l’elemento religioso dava uguale importanza ad ogni persona, ma rimanevano le differenze sociali a causa del prevalere di alcune categorie. E’ stato l’Umanesimo con la valorizzazione delle capacità dell’uomo, della sua intelligenza, della sua astuzia, della sua curiosità di conoscere, che ha favorito l’esplorazione del mondo attraverso le scoperte geografiche, le ricerche letterarie ed artistiche con la ripresa dei valori del mondo classico, la ricerca del benessere sfruttando le forze della natura. L’uomo è diventato il centro di ogni interesse e la sua mente ha compiuto un passo importante: ogni persona poteva osservare ciò che lo attorniava, formulando delle ipotesi e verificando la validità di esse, giungendo, così, ad una scelta personale ponderata. E’ il metodo scientifico che spinge la mente a sfruttare tutte le energie della natura per raggiungere il benessere. La rivoluzione industriale, che ne è stata la conseguenza, ha permesso non solo una diffusa possibilità di ricchezza, ma anche la diffusione della cultura e un presa di coscienza dei diritti della persona. La Rivoluzione Francese è stata il simbolo della rivolta alle ingiustizie e alle oppressioni, ma anche del travaglio che deve subire chi passa dalla dipendenza alla libertà: esplosione dei sentimenti di rivolta, difficoltà di organizzazione e difficile accettazione delle responsabilità. La presa di coscienza del valore della singola persona rimaneva, però, come una brace accesa sotto le difficoltà e lentamente allargava il calore riaccendendo un fuoco più ampio. I problemi sociali hanno dato vita a forme organizzate come i partiti o i sindacati che attraverso l’unione delle forze hanno rafforzato la propria coscienza. Era inevitabile che predominasse ancora il senso dello stato e della comunità sui singoli individui e il benessere e l’entusiasmo culturale ha portato all’esasperazione il concetto di nazione, trascinando il mondo ad una distruzione. La vera democrazia, come valorizzazione delle singole persone all’interno di un gruppo sociale, ha dovuto passare attraverso due terribili guerre prima di radicarsi nell’animo dei popoli. Il ragazzo dai quattordici ai diciotto anni raccoglie tutte queste conoscenze storiche, non comprendendone forse il valore, ma le possiede nella mente e si abitua ad analizzarle sotto la guida degli insegnanti. Il percorso storico verso la valorizzazione della persona, come responsabile del proprio agire all’interno dello Stato, assomiglia molto al suo travaglio per raggiungere l’autonomia.
Il momento dei valori Si dice spesso che i giovani non hanno valori, invece il bisogno di staccarsi dalla protezione dei genitori e la paura dell’abbandono fanno comprendere l’importanza irrinunciabile della sincerità, dell’aiuto vicendevole, della giustizia, dell’uguaglianza sociale. Non può comprendere in questo periodo i discorsi dei genitori che gli dicono di dubitare della sincerità dell’amico, di diffidare di alcune persone che possono fargli del male, di sapersi difendere in questo mondo così malvagio. Sono discorsi che ripugnano ai figli, perché sono contro ogni senso logico: l’amico non può tradire, perché non sarebbe un amico; quale vantaggio può trarre una persona a volergli fare del male, se lui non lo fa a nessuno; tutti hanno bisogno dell’aiuto degli altri, perché non farlo, dà, infatti, soddisfazione quando lo si fa. I sentimenti e le emozioni sono nel momento più esplosivo ed incontrollabile, per cui anche solo il pensiero che certi valori sono per lui importanti lo esaltano e respinge ogni atteggiamento di apatia o diffidenza. Non dobbiamo meravigliarci che non ci sia la coerenza tra i valori a cui sinceramente crede e il suo comportamento, perché non può coglierne il legame. Il senso della giustizia sociale lo spinge a disprezzare chi vive nel benessere, noncuranti dei poveri ed è disponibile con gruppi organizzati a raccogliere dei fondi per chi ha veramente bisogno, ma non sa rinunciare ad un vestito firmato che è di moda presso i suoi amici. Per lui sono valori anche questi, perché gli permettono di essere alla pari degli altri e l’accettazione fisica lo rassicura.
La crisi religiosaNella vita vissuta incontra molte situazioni che escono dalla logica e, quasi a dispetto, diventano vere le affermazioni degli adulti: degli amici non ci si può fidare, alcune persone ce l’hanno con lui e non capisce perché, si accorge che alcune persone soffrono e non possono evitare il dolore. S’insinua così nell’animo una domanda che diventa sempre più insistente: “Perché c’è il male? Se Dio può tutto, dal momento che ci ama, perché lascia che ci sia il male?” La sua logica cozza contro la realtà quotidiana e la sua esigenza di evitare le paure, i problemi che già lo assillano, esaspera questa situazione di dubbio. Ha bisogno di una sicurezza, per cui la sua fede rimane salda, ma comincia il senso critico delle affermazioni religiose e di chi la rappresenta. La sua ragione vuole capire e vuole delle spiegazioni che siano coerenti con la sua ragione, altrimenti non le accetta. Vuole, non solo nel campo religioso, rendersi conto con la sua testa dell’importanza delle sue azioni: se non ne vede un senso non capisce perché dovrebbe compierle. Le pratiche religiose cominciano a diminuire, le pretese dei genitori danno sempre più fastidio e a loro infallibilità diventa insopportabile: “E’ inutile parlare, tanto sanno tutto loro ed hanno sempre ragione”. Il gruppo I genitori stanno diventando la controparte, perché limitano le sue esigenze, ma questo distacco non è semplice per il ragazzo che ha bisogno di sicurezze e il genitore ne è sempre stato la fonte. Vorrebbe che il genitore la pensasse come lui, ma purtroppo si accorge che è impossibile. Fino ai quattordici anni è l’amico del cuore che accetta le confidenze, ora si apre al gruppo che, assieme agli amici intimi, diventa protagonista del mondo affettivo e comportamentale del ragazzo. Gli amici intimi permettono le confidenze di tutti i problemi che assillano il ragazzo ed uno è vero amico, quando riesce ad ascoltare, ma specialmente conservare i segreti rivelati. Il ragazzo vive per la prima volta certe difficoltà, certe emozioni e non sa che anche gli altri le vivono, per cui diventa estremamente timoroso di quanto comunica. Sperimentando che anche l’amico ha le sue stesse difficoltà, prova un grande sollievo, ma specialmente diventa complice del pensiero dell’altro. S’instaura in questo modo un rapporto affettivo molto stretto che funziona di sostegno nelle decisioni verso l’autonoma. L’amico intimo esercita una forte influenza nella maturazione del mondo interiore e sostituisce per quel periodo la sicurezza dei genitori. Il gruppo ristretto e la compagnia allargata diventano l’altro elemento fondamentale per condurre il giovane all’autonomia. Essi pongono delle condizioni di partecipazione ben precise a cui il singolo deve adeguarsi.
L’accettazione è favorita: a) dalla disponibilità verso gli altri b) dal carattere vivace e allegro c) da un comportamento naturale e fiducioso in se stesso d) da spirito di iniziativa ed entusiasmo. L’accettazione è limitata da:a) insicurezza, che reagisce alle frustrazioni con timidezza e inquietudine; b) insicurezza, che porta ad un atteggiamento iperaggressivo e presuntuoso; c) egocentrismo, che si manifesta attraverso sarcasmo, mancanza di tatto e di attenzioni.
Poiché l’adolescente giudica il proprio valore in base alle reazioni degli altri, la non-accettazione lo mette in crisi. Per superare la propria timidezza è pronto ad accettare qualsiasi proposta del gruppo, anche a suo danno. D’altra parte la compagnia allargata dà sicurezza ai singoli perché li unifica, dando loro fiducia e togliendo le ansie. Il singolo scarica sul gruppo le responsabilità che gli creano le tensioni e segue le indicazioni che gli vengono proposte con fiducia. Il piccolo gruppo favorisce: a) la formazione di miti che diventano per il giovane modelli di vita. Vestire, assumere il linguaggio e gli atteggiamenti di qualche gruppo musicale rende sicuri e dà un senso alla partecipazione al gruppo; b) l’assunzione di hobbies che diventano lo sfogo delle ansie. Le passioni convogliano gli interessi su attività che permettono al giovane di mostrare le proprie capacità e attitudini, superando le insicurezze; c) la creazione di valori che danno un senso alle azioni. Il fatto che tutti i membri del gruppo condividano le stesse idee è una garanzia sulla loro validità. Ciò permette al giovane di formarsi un mondo di valori che in parte corrisponde a quello trasmesso dalla famiglia, ma in parte può contrapporsi; d) comportamenti stabili che danno una sicurezza di essere accettati. La “compagnia allargata” propone attività sociali e feste che offrono al ragazzo l’occasione di interagire con i coetanei. Ad essa ricorre il giovane scegliendo le attività che più gli sono consone: può esprimere le sue capacità, valorizzare gli aspetti positivi del suo carattere e individuare un ruolo nella società. Il “gruppo ristretto” e la “compagnia allargata” oltre ad essere il rifugio del ragazzo nel momento in cui ricerca l’autonomia dai genitori, diventano il punto di partenza per la ricerca di un’identità personale. Il percorso che il giovane compie all’interno del gruppo segue due vie: a) presa di coscienza delle qualità positive e negative del proprio carattere per assumere un ruolo all’interno della società; b) formazione di un proprio modo di pensare e di giudicare.
Verso identità personale Il gruppo è un campo di esperienza e nello stesso tempo uno specchio per il giovane, perché egli può esprimere liberamente il suo pensiero e dalle reazioni degli altri conoscere sia il suo carattere che il suo modo di rapportarsi. Il confronto nel gruppo è costante e obbliga ognuno a individuare i suoi risultati e valutarli. A quattordici, quindici anni la partecipazione è spesso problematica e conflittuale, per la difficoltà di adeguarsi alle pretese del gruppo. A sedici anni il giovane ha ormai chiare le sue caratteristiche e sceglie la compagnia che gli è più adatta e lì cerca il suo ruolo. L’adolescente osserva che gli altri hanno di lui un’immagine diversa da quella che lui ha di sé e cerca di porre a confronto le due visioni, osservando le differenze. Esamina il suo passato, cioè quanto gli hanno trasmesso i genitori e quanto ha acquisito attraverso le esperienze e lo paragona al modo di essere degli altri e a ciò che si attende dal futuro. Quasi come uno spettatore prende in considerazione il suo stesso pensiero e ci ragiona sopra, cioè formula delle ipotesi da cui può trarre delle conclusioni. Ogni decisione può avvenire tra tante scelte e lui ha la possibilità di esaminarle tutte nella sua mente e provvedere poi a quella più adatta alla situazione. Il gruppo ristretto in particolar modo è una fucina per allenare il giovane alla riflessione ed accompagnarlo nelle decisioni. Numerosi sono i campi in cui il giovane è costretto a cimentarsi: gli impegni personali e professionali, le esigenze sessuali e le attrattive ideologiche. In una società complessa come la nostra, soggetta a continue trasformazioni, non è facile arrivare ad una visione chiara delle proprie esigenze e ad una formulazione di un percorso personale: la formazione dell’identità si presenta come un compito difficile e prolungato nel tempo. Ne ha ora, però, le capacità mentali per compiere tale passaggio.
La visione critica, verso i tredici, quattordici anni, degli insegnamenti trasmessi dai genitori ha costretto l’adolescente alla ricerca di nuovi valori, giungendo, verso i sedici, diciassette anni, ad un relativismo sia dei valori che delle opinioni personali; dopo i diciotto anni pone tutta la sua attenzione verso le preoccupazioni interiori e verso la propria coscienza. |