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Il numero di matricola
In uno dei tentativi precedenti per far entrare la carta nella scatola da scarpe, ad un certo punto sparì il 4 di spade dal mazzo ma la scatola rimase vuota. Non riuscendo a capire dove era finito il 4 di spade interpellammo “una guida” con una seduta medianica. Ci fu detto: “ La carta da gioco è nella scatola”, io risposi che, nella nostra realtà, potevamo asserire che una cosa era presente solo se la potevamo toccare, vedere percepire con i nostri sensi; dato che tutti noi eravamo d’accordo sul fatto che i nostri sensi non percepivano alcunché all’interno della scatola, sicuramente era uno sbaglio affermare che la carta era nella scatola.
Risposta:
“Dovevi studiare filosofia SF775”!
“Cosa significa?” chiesi,
“Tuo numero di matricola all’università!”
Erano tre anni che avevo finito l’università ci pensai su un attimo, ma sì: S sta per Scienze; F sta per Fisica e 775 era proprio il mio numero!!!
“La tua realtà ti dice che non c’è la carta, ma la tua realtà ti dice che io non dovrei conoscere il tuo numero di matricola, come la mettiamo?”

Un ragazzo di seconda media smaterializza la carta in classe.
Nel periodo in cui indagavo sul fenomeno della smaterializzazione della carta, insegnavo in una scuola media a Castelgomberto (VI) Avevo instaurato un buon rapporto con i ragazzi della seconda media 2E. Con loro avevo rifatto l’esperimento della crescita delle piante, con buoni risultati.
Un giorno ebbi un’ora di supplenza dalle 14.30 alle 15.30. Quando entrai trovai i ragazzi della 2E divisi a gruppetti intenti a giocare a carte, colsi l’occasione per raccontare loro del fenomeno della smaterializzazione della carta da gioco. Chiesero come si faceva a fare il fenomeno, risposi che le uniche indicazioni che avevo erano le seguenti:
- Mescolare il mazzo ed estrarre una carta a caso, senza guardarla, svuotate la mente, immaginare di “vederla” con gli occhi della mente.
- Controllare se la carta è stata indovinata.
- Se è stata indovinata, il fenomeno ha maggiori probabilità di avvenire.
- Appoggiare la propria mano sopra la carta e immaginare che si dissolva, crederci il più possibile.
- Quando si è soddisfatti della propria visione, controllare se la carta è cambiata.

Ovviamente gli alunni vollero provare, soprattutto per perdere tempo in matematica, dico io. Dopo 10 minuti, mentre ero intento a sistemare il registro un grido richiama la mia attenzione.
“Professore venga Beppino c’è l’ha fatta!”
Andai a controllate, Beppino era bianco in volto, e visibilmente emozionato. Aveva percepito una strana sensazione a livello dello stomaco, ed era stato preso da una leggera nausea.
Dopo un po’ si riprese, intanto i 3 amici del suo gruppetto, mi avevano raccontato che Beppino, prima aveva indovinato la carta, e poi la carta era cambiata e l’avevano trovata all’interno del mazzo.
Presi una carta a caso dal mazzo, senza guardala, chiesi al Beppino di indovinarla, chiuse gli occhi e descrisse la carta che stava visualizzando, girai e controllai l’esattezza della risposta. Ripetei per 4 volte con carte diverse e Beppino indovinò senza esitazione le 4 carte. (La probabilità di indovinare 4 carte di fila è uno su 2.193.360)
Disse che per lui era semplice bastava dire ciò che vedeva.
Passarono 15 giorni e un lunedì, quando entrai in classe, mi dissero “Beppino piange.”
Ovviamente chiesi spiegazione;  emerse questo racconto.
Beppino aveva messo a frutto la sua abilità e mostrava alla sua numerosa famiglia contadina, formata da 7 figli, il passaggio della carta.
Il giorno prima, era una domenica, lo zio venne a trovare la sua famiglia, incuriosito del fenomeno esclamò:
“ Non ho capito il trucco, ma voglio controllare usando un mio mazzo di carte, ne ho uno in auto, lo vado a prendere.”
Poi assieme al padre mescolarono le carte, fecero uscire dalla stanza Beppino, divisero il mazzo in due parti e di una parte controllarono la prima e la seconda carta, c’era l’asso di coppe seguito dal cavallo di bastoni. Fecero rientrare nella stanza Beppino e li dissero di eseguire il suo trucco, se ne era capace. Beppino si concentrò come al solito.
Alla fine controllarono il mazzetto di carte, tutte e due le carte erano sparite!
L’asso di coppe si era spostato nell’altro mazzetto, mentre del cavallo di bastoni non c’era traccia.
“Dove lo hai messo?” chiesero.
“Non lo so,” rispose.
“Ma dai! L’avrai in tasca, controlla.”
In effetti Beppino frugò nelle tasche degli jeans e, con sommo stupore, estrasse dalla tasca posteriore il cavallo di bastoni.
“Credevo di intendermi di trucchi, ma questo proprio non lo capisco, spiegamelo,” disse lo zio.
Beppino rispose:
“Il professore di matematica ci ha spiegato che la mente è come una bacchetta magica in grado di realizzare i desideri, io la sto usando.” Rispose Beppino
“Cosa? Vuoi dire che non ci sono trucchi?” disse il padre?
“Ma certo, non ci sono trucchi , ho usato la forza della mente,” rispose Beppino.
Il padre a questo punto gli allungò un sberla in faccia, ed esclamò:
“Il demonio non entrerà in questa casa, NON FARLO PIÙ.”

Alla fine del racconto Beppino mi chiese se io  potevo spiegare perché il fenomeno era cambiato; ben due carte erano sparite, come aveva fatto il cavallo di bastoni a finire nella sua tasca?
Ovviamente non sapevo rispondere.
Devo ammettere che rimasi molto sconcertato, in particolare mi resi conto del pericolo cui mi stavo esponendo, se la cosa fosse andata in mano alle autorità preposte o peggio alla stampa.
Invitai tutti a tacere e mi riproposi di non parlare di cose paranormali nell'ambito scolastico.
Tempo fa, io ho ritrovato uno degli alunni di quella classe, ora ha 42 anni e insegna lettere nelle scuole medie. Parlando di quel periodo egli mi disse che in realtà quelle esperienze gli furono molto utili, aggiunse che egli mi nominava spesso come esempio d'insegnamento alternativo positivo, si riferiva soprattutto agli esperimenti con le piante.

IL DISCORSO DELLA FOGLIA
Una delle lezioni più emblematiche che “Il Maestro” ci diede, viene ricordato come IL DISCORSO DELLA FOGLIA, conservo ancora la registrazione originale su nastro magnetico.
Il discorso comincia con la frase pronunciata dal Maestro:
“Ciò che sta in me sta anche in voi e ciò che sta in voi sta anche in me...”
Poi prosegue dicendo “ Osservate una foglia che cade da un albero, a prima vista è una cosa senza importanza ma in realtà la foglia è nell’universo e l’universo è nella foglia, … anche se voi non potete vederlo, mentre la foglia cade, essa attraversa un grandissimo numero di energie. Quelle stesse energie che sono servite a costruirla sono ora riattraversate a ritroso, e in questo processo la foglia trova la sua raggion d’essere…  Poi la foglia tocca  la Terra, rilasciando le sue energie che si fondono con essa, d’onde erano partite. Arriva poi un nuovo tempo, una nuova stagione e le energie risalgono a formare una nuova foglia, il ciclo ricomincia.   Così come ogni altra cosa, anche l’uomo ha le sue stagioni e quindi nasce, vive e muore e … rinasce nuovamente…”
Il discorso prosegue a lungo toccando vari argomenti ..
In quella seduta chiedemmo di parlarci di cosa fosse la personalità che stava parlando, se fosse una forma autonoma, o una autosuggestione, perché non poteva parlare anche attraverso altre persone, quali erano i limiti delle sue possibilità nei confronti del medium e nei confronti degli altri.
Per tutta risposta ci diede un’incredibile dimostrazione del controllo del Medium. Per esempio lo fece risvegliare, pareva lui, parlava il dialetto aveva gli occhi aperti ma ad un certo punto rifece il discorso della foglia come fosse suo; capimmo che era “Il Maestro” che parlava attraverso di lui.
Il Maestro lasciò intendere che la sua influenza sugli altri era cosa delicata, dipendeva da moltissimi fattori, ma che di tanto in tanto poteva accadere  occorreva un soggetto adatto, che non avesse controintenzioni, ma soprattutto l’intervento doveva essere in armonia con il TUTTO.
Qualche mese dopo questo discorso, a scuola accadde un episodio strano.
Nell’ultima ora del sabato gli alunni potevano fare  domande, anche non riguardanti le scienze, purché sentite e sincere. Verso la fine dell’anno nella classe 2E già citata, l’argomento fu portato sull’India e la reincarnazione.
Nel bel mezzo della discussione Beppino, quello che aveva smaterializzato la carta, alza la mano per intervenire.
Gli diedi la parola ed egli disse:
“Io credo che la reicarnazione sia come una foglia che cade dall’albero… e torna alla terra da dove è partita…”
Mi si rizzarono i peli dallo stupore, e gli chiesi:
“Come mai hai fatto questo paragone?”
“Non lo so,  ma mi è venuto spontaneo” rispose.
   Volevo tentare di approfondire il discorso, ma in quel momento suonò la campanella delle 13.
   
  

 

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